Nel precedente articolo ("A regola d'arte" n.1) abbiamo imparato che per stare bene nel lavoro è meglio "impegnarsi" attivamente che svolgere i compiti "passivamente". Questo implica correre "i rischi" della scelta, e non sempre possiamo accettare compromessi. Vediamo se la riflessione sull'arte ci porta qualche consiglio.

La domanda ancora da affrontare è, dunque, "che cos'è l'arte": per voi che cos'è l'arte? che cosa vi evoca questa parola? un dipinto? una scultura? un brano musicale? un piatto culinario? Forse tutte queste cose si possono chiamare arte ma...da che cosa sono accomunate? E perché è così difficile definire l'arte?

Tolstoy nel 1897 diceva che l'arte è la gioia che dall'artista arriva agli spettatori attraverso la sua opera; quindi, per lui l'arte era una capacità di saper comunicare uno stato d'animo attraverso un manufatto. Per Duchamp, un artista degli inizi del '900, "arte" poteva essere anche un pitale, provocazione per dire che l'arte non deve avere limiti nella sua definizione. Per altri ancora l'arte è la rappresentazione di un modo di sentire e vivere il tempo: in questo caso i ritmi veloci e rigidi del "libero mercato" ci impedirebbero di vivere il tempo secondo i nostri "spazi" e possibilità esistenziali. 

 

Da queste brevi note si comprende che dietro la parola "arte" si cela qualcosa di molto meno "effimero" e "leggero" di come si potrebbe pensare nella società di oggi. L'arte, infatti, riguarda più precisamente la capacità di fare qualcosa e di farlo talmente bene da essere apprezzato anche dagli altri. Definizione semplice, forse, ma che mette al centro un grosso problema nella nostra società tecnologica ed avanzata: l'automaticità. Nelle nostre società progredite stiamo regredendo in "umanità" forse anche per la disabituazione verso un "fare" che non trova più un senso se non guidato dal Sè della persona. Detto in parole ancora più povere, il "saper fare" dipende strettamente dal "saper essere" e, non sapendo più fare, non sappiamo più chi siamo.  

Il libero mercato di oggi ci ha tolto il tempo per pensare, per capire quello che vogliamo, per decidere ed anche per "sbagliare" e "riprovare" (base dell'apprendimento): contemporaneamente sono sparite "le botteghe", i "mestieri", le "arti", come si diceva una volta, e siamo rimasti "senza parole" (non conosciamo che cosa comperiamo e non lo sappiamo nemmeno usare bene, lo buttiamo). 

Ne consegue che se non ci riappropriamo di questa dimensione che caratterizza primariamente l'essere umano, difficilmente potremo garantire la continuità della nostra specie. L'"arte", infatti, nel corso della storia umana, ha la funzione di "memoria" della nostra specie, una specie di blocco notes della nostra evoluzione culturale e sociale. L'arte è il vaccino contro il dissolvimento dell'umanità.

 

CONSIGLI "A REGOLA D'ARTE"

_Concentrati su quello che fai e cerca di farlo bene, ovvero secondo il tuo modo di pensare, vedere e credere nella vita.

_"Lavorare", può essere qualsiasi attività: una professione, un lavoro retribuito, o fare la lavatrice. Considera "attività" ogni minuto del tuo tempo, e cerca di spenderlo bene essendo "presente" a te stesso. Ad esempio, se senti fame, fermati e mangia; se senti freddo, attivati per metterti nelle condizioni giuste; e così via.

_Se non sei soddisfatto del risultato, nessuno è perfetto, datti un'altra possibilità come se fosse un'altra prova.

_Ricorda che per lavorare bene è fondamentale stare bene: riposa, mangia e respira aria pulita. La priorità di un lavoro è, prima di tutto, il "Benessere A Regola D'Arte"!