Per eseguire un lavoro nel migliore dei modi, spesso viene citata questa frase, “a regola d'arte”, per indicare il massimo impegno e la perfezione dell'opera. Ma che cosa significa “a regola d'arte”? E soprattutto, perché viene implicata l' “arte” per dare il senso del massimo risultato?

impastareIntanto cominciamo a comprendere che cosa si intende per “lavoro”. Un essere umano lavora non solo per percepire un guadagno ma anche per sopravvivere: lavoriamo con il nostro cervello continuamente per comprendere il mondo che ci sta attorno, per esprimere un'opinione, per organizzare la vita personale, per raggiungere obiettivi che ci siamo prefissati. Siamo sempre “al lavoro” anche se non ne siamo ben consapevoli. E portiamo a termine le nostre mansioni in modi sempre diversi: se siamo più annoiati, eseguiamo le operazioni più passivamente, oppure se siamo più interessati, le attività ci coinvolgono completamente.

Questa maggiore o minore presenza di noi stessi nelle azioni, determina poi lo stato del5Guida ai colori dei fili elettrici “prodotto”, quanto ci è interessato farlo, crearlo, comporlo. Tutti abbiamo esperienza di aver eseguito uno stesso compito ma con stati d'animo diversi che vanno dal disinteresse totale all'euforia e alla soddisfazione piena. Che cosa vuol dire, quindi, lavorare seguendo la "regola" dell'arte?

Significa che tutti gli esseri umani hanno diritto a lavorare con compartecipazione e non come robot ad uso e consumo di “altri”. L'arte è un'attività creativa dove non esistono regole se non quelle dettate dalla propria anima, dal proprio carattere, dal proprio stato emotivo del momento, dalle proprie conoscenze maturate dall'esperienza personale. La “regola” per lavorare bene, quindi, è quella di essere presenti a noi stessi, nel corpo e nello spirito, per compiere le nostre attività con coscienza e non “in automatico” perché qualcuno ce lo ordina o “perché tutti fanno così”. In qualsiasi attività lavorativa, dall'apparecchiare la tavola al confezionamento di un pezzo alla catena di montaggio, possiamo decidere di “esserci” oppure no: “esserci” significa “decidere” come portare a termine il lavoro, che risultato vogliamo ottenere, ma anche come vogliamo stare nel farlo (se avere anche cura di noi stessi oppure no); implica anche l'accettazione della possibilità di sbagliare e ri-iniziare da capo o stare attenti alla volta successiva; “non-esserci” significa scegliere di “fare” tanto per fare, ottenendo un risultato desiderato da altri, perdendo il proprio tempo (per sempre). Esserci vuol dire anche accettare di sentire quello che si prova mentre si lavora e spesso questo insieme di forti emozioni non sono sempre rose e fiori (vengono fuori rabbia, frustrazione, disperazione, tristezza...ma anche gioia, serenità, soddisfazione...).

Tutti abbiamo il diritto di “esserci” durante la nostra vita, e l'”Arte” non consiste nella perfezione vuota della mera esteriorità (come deve venire il prodotto per essere accettato "dagli altri"), ma nella consonanza che abbiamo con noi stessi, e con la nostra decisione di esprimere liberamente il nostro essere in ogni attività, ovvero la soddisfazione che proviamo noi nel vedere realizzato quell'oggetto o quella mansione come volevamo: “spazzare un pavimento" possiamo farlo tutti, ma ciascuno lo fa con i propri tempi e “spazi interiori”, con la propria esperienza e volontà.

E' questo stato dell'arte che determina, poi, il nostro tempo realmente vissuto.

 

Lavorare a “regola d'arte” è l'unicacosa che veramente possiamo regalarci in ogni contesto ed in ogni società.

 

CONSIGLI PRATICI PER LAVORARE "A REGOLA D'ARTE" 

1) Concentrati sul lavoro che vuoi fare e chiediti quanto ti piace farlo da 1 a 10: se il numero è basso, chiediti quali sono i motivi che lo rendono poco attraente e cerca di cambiarli. Se non si possono cambiare, rifletti sul motivo per cui "devi" farlo: a volte il lavoro in sè non ci piace ma lo facciamo per "amore" verso qualcuno o qualcosa, e questa può essere una buona motivazione per portarlo a termine lo stesso, anche se non è congeniale alla nostra personalità.

2) Porta attenzione a come lavori: ti stanchi facilmente? hai delle difficoltà? Individuale e cerca di lavorarci affinché il lavoro sia più "facile" e meno impegnativo. Si può chiedere aiuto se abbiamo difficoltà in un compito, oppure possiamo attivarci per ricercare una soluzione. Sempre.

3) Quando lavori, ricorda che non sei supermen e che anche tu hai bisogno di fermarti, riposare, andare in bagno, mangiare. Osserva, inoltre, quanto aumentano i desideri di fumare o di ricorrere ai dolci o ad altri tipi di "soddisfazioni" surrogate: questa attenzione è importante affinché tu sia consapevole di quanto hai bisogno di riposarti e di svagarti.

4) Non sfiduciarti mai: se il lavoro che fai sia in casa sia professionalmente non ti piace, non sentirti "schiacciato": ogni attività è un'esperienza di vita che "fa curriculum", e questo vale anche e soprattutto per i lavori più "umili" o non valorizzati dalla società. Tutti possiamo trovarci a fare attività che non fanno per noi, ma noi possiamo fare anche quelle, se accettiamo di "esserci". 

5) Qualora il tuo lavoro non ti piaccia, prenditi del tempo per pensare a quale tipo di lavoro ti piacerebbe fare, se è possibile per te farlo, e se sì, progettare concretamente (e non con la fantasia) una strada per raggiungerlo, passo dopo passo. Puoi farti aiutare in questo passaggio. 

6) Se sei felice del lavoro che stai facendo, prendi l'occasione per comprendere meglio come sei e come puoi "migliorarti": migliorarsi è una delle prerogative essenziali per rimanere attivi e vitali.