"Chi sa morire, non ha più padrone"

Sully Prudhomme

 

E' tipico della cultura umana celebrare i morti. Nel passaggio dall'estate all'inverno, ogni collettività si appresta ad esorcizzare la "mortitudine" della natura attraverso riti e modalità diverse, dall'esaltazione del macabro dell'Halloween celtico, alla pandemia di colori della “Dia de los muertos” messicana. La nostra reazione emotiva di fronte alla perdita e al lutto, ci distanzia dagli altri animali di questo pianeta: la “cultura” nel senso più intellettivo del termine, a partire dallo stesso comportamento esclusivo della scrittura, sembra sia nata proprio dalla riflessione sulla perdita e sulla morte.
Morte che segna l'interruzione della vita di questo flusso che avanza incessamente e che, ad un certo punto, si ferma. I parenti di familiari morti in età giovanile, conservano in memoria l'immagine del proprio caro nell'età in cui si trovava quando è deceduto, come se la morte cristallizzasse per sempre, in quel punto preciso del tempo, la persona morta. Il lutto è un processo psicofisiologico complesso, uno dei primi studiati intensamente dalla psicologia prima e dalla psichiatria dopo. Ciò che non si può spiegare provoca nella mente di chi rimane, vissuti emotivi dei più diversi, imprevedibili e difficilmente gestibili, se non attraverso le nostre risorse sociali essendo esseri umani.

Chi assiste alla morte difficilmente prova vissuti di gioia intensa, e non sempre le persone sono abituate o hanno dimestichezza nel gestire le ondate di dolore che arrivano spesso durante la perdita di una persona cara. Ci sono anche lutti molto difficili da superare per scomparse improvvise dovute ad incidenti stradali o lavorativi o suicidari. È proprio la morte che mette a nudo la nostra complessità come esseri umani e che scopre tutte le nostre infinite vulnerabilità e fragilità. E, soprattutto, tutti vengono toccati da questa eventualità perché non possiamo opporci, che noi lo vogliamo o no: la perdita di un nonno, di un genitore, di un fratello, di un partner, di un amico molto intimo come se fosse un parente stretto. Tra queste perdite vanno inserite anche quelle degli animali di affezione come uccellini, gatti, cani, criceti, volpi, orsi...ovvero tutti quegli animali con i quali abbiamo instaurato un legame di amicizia molto intenso e tale da produrre un lutto se poi vengono a mancare.

 

IL MORIRE

Poi c'è la morte vissuta in prima persona. Più che della morte, possiamo parlare del “morire” che l'ha preceduta. Spesso questo tipo di argomento evoca un sentimento di paura e di rifuto ma, in realtà, tutti vivendo muoriamo ogni minuto, ogni ora, ogni giorno che passa. La vecchiaia stessa è una delle fasi in cui il morire è molto forte nella perdita delle facoltà che abbiamo usato e sviluppato nell'intero arco della vita. Ma si muore anche nei  quotidianamente quando, ad esempio, cambiamo vecchi vestiti, vecchie modalità di comportamento, vecchie convinzioni...e senza questo “ricambio” non potrebbero aprirsi nuove strade. Il morire, quindi, è necessario nella misura in cui vogliamo continuare a vivere. 
Esiste anche un “morire” più difficile da gestire che riguarda la malattia, una condizione avversa in cui ci ritroviamo senza volerlo, e che ci impone l'immobilità, la rinuncia di alcuni nostri desideri, e la riduzione della nostra vita. Ci sono anche persone che andando così vicine alla morte ma non essendo di fatto trapassate, hanno anche raccontato questa esperienza che riguarda le cosìdette esperienze “paranormali”.

Con il morire tutti abbiamo a che fare, e potremmo parlare più sinteticamente dell'esperienza del dolore. Spesso chi non sopporta tale tipo di vissuto cerca la via più breve per superarlo, togliendosi la vita percepita come dolore da cui non si esce.

Il dolore, quindi, come emozione e vissuto di esperienza esistenziale è molto importante nella vita di una persona. Non tutte le civiltà nutrono un atteggiamento di evitamento verso l'argomento: nelle culture di lingua inglese spesso i bambini delle scuole elementari vengono portati in gita al cimitero lasciati liberamente esprimersi attraverso disegni o giochi, sulle tombe dei morti. Questo insegnamento, in effetti, è fondamentale affinchè gli uomini e le donne di domani non abbiano paura della morte e possano gestire i sentimenti ad essa collegati con maggiore responsabilità e senso di realtà (In foto qui sotto un bambino che gioca con il suo fratellino morto da poco: questo è il modo in cui questo bambino sta cercando di elaborare il lutto della perdita di suo fratello).