Mettersi in relazione con il mondo esterno, significa muoversi all'interno di situazioni sempre mutevoli, imprevedibili e non sempre corrispondenti a ciò che desideriamo. Il “problema” nasce quando non sappiamo più andare avanti perché non sappiamo quale strada prendere. Ci troviamo di fronte a questo processo continuamente quando incominciamo ad intraprendere una qualsiasi attività sia essa pratica o intellettuale: guidare un'auto, pulire una casa, operare chirurgicamente, tagliare l'erba, etc... per ogni attività intrapresa nascono una serie di problemi che dobbiamo risolvere in qualche modo per continuare il lavoro e portarlo a termine. Ma non esistono solo problemi “pratici”, esistono anche problematiche individuali che riguardano la sfera emotivo/sociale e, in questa area, le decisioni non sono prese con meno preoccupazione o spesa di energia.

 

In merito alla capacità di decidere sono stati condotti in psicologia molti studi. Ad esempio Shanteau ha scoperto che chi è più abile nel prendere decisioni ha sviluppato una maggiore expertise(1) nel ramo in cui opera: il medico esperto individua e seleziona il cuore del problema prima dei medici inesperti e, avendo più chiara la struttura del problema, è capace di utilizzare strategie di decisione in modo creativo rispetto al principiante che scandaglia ogni parte del problema applicando metodi di soluzione rigidi, uguali in ogni occasione. Il medico esperto è anche più attrezzato per far fronte allo stress perché le proprie decisioni sono basate su pratiche o strategie di routine, mentre il principiante spende molte risorse ed energie alla minima variazione di programma. Il medico esperto, sapendo discostarsi dal suo programma abituale, reagisce meglio alle eccezioni rispondendo con strategie personalizzate al caso; il principiante non può permettersi questi “salti” mortali cognitivi. I risultati di questa ricerca fanno davvero pensare che la soluzione spesso adottata negli Ospedali di mettere subito alla prova il giovane medico inserendolo in contesti di emergenza, non è adeguata alla sua esigenza di fare una “buona esperienza” perché non ha alle spalle un processo consolidato di expertize e decisionale; inoltre i pazienti in emergenza hanno bisogno di personale "qualificato" anche nelle competenze decisionali e non soltanto dotati di buon curriculum.

 

La decisione, infatti, non è solo un fatto cognitivo che riguarda l'intelligenza “fredda”. Si possono accumulare molte conoscenze senza per questo avere la creatività e la serenità per metterle in atto in modo adeguato. Gli studiosi parlano della capacità di integrare le conoscenze intellettive insieme a quelle “intuitive”: per "scegliere" è necessario avere un sistema di personalità solido, altrimenti le conoscenze apprese da corsi e master anche di alto livello, non servono a nulla. Alla base, infatti, di ogni decisione, resta fondamentale la volontà dell'individuo di farsi carico o meno dei rischi che ogni decisione comporta. Questo quid “decisivo” è apportato dalla personalità dell'individuo.

 

Decidere non è solo un fattore di sapere ma anche di sentire e comprendere con il corpo. Quando facciamo esperienza di che cosa ci piace o non ci piace di un certo evento che attraversiamo, non impariamo nulla se non ci mettiamo in contatto con noi stessi e le nostre sensazioni. Ci piace questo piatto che stiamo mangiando? E questa musica? Queste immagini? Sì, oppure no, non è difficile dirlo se mettiamo al centro le nostre sensazioni, anche provando le diverse opzioni. Tutta la “comprensione” parte da qui per estendersi via via a confronti sempre più complessi.

 

Il cuore non è separato dal cervello, ma comunica con esso; allo stesso modo è emerso dagli studi che anche le decisioni più efficaci in ambito lavorativo sono quelle che utilizzano l'intuizione e la creatività, ovvero che analizzano le situazioni problematiche anche con il proprio “sentire” oltre che con il proprio “capire”. “Essere interi” nelle decisioni signifca anche gestire meglio lo stress e quindi lavorare meglio nel tempo.

Spesso questa condizione di “interità” e di efficienza è sempre più rara nel sistema lavorativo che non scende a compromessi con i bisogni umani dei lavoratori, in qualsiasi tipo di lavoro, dall'addetto delle pulizie all'impiegato di banca. In questo caso è il lavoro che “divide” la persona non consentedogli di poter decidere con il proprio sentire né con il proprio “capire” e ciò è fonte di inevitabile distress.

 

In Natura l'Intelligenza di ogni organismo è data dalla propria originale capacità di risolvere i problemi della sopravvivenza quotidiana e dell'adattamento a condizioni sempre mutevoli e spesso avverse.